Ai nostri piedi fin dalla notte dei tempi
L’uomo indossa stivali fin quasi da quando fabbrica scarpe. Già nel paleolitico, nelle aree meno clementi dal punto di vista climatico, si costruivano calzature con pelli animali arrotolate fino al polpaccio.
La vera e propria evoluzione dello stivale, tuttavia, va ricercata in ambito militare. Tra le prime rappresentazioni di uomini che li portano ai piedi, abbiamo quelle dei soldati sumeri, che li usavano alti fino al ginocchio per proteggersi dai sassi che i cavalli sollevavano dal terreno durante il galoppo.
Nella tomba del cosiddetto uomo dorato di Esik, rinvenuta nel 1969 e risalente al terzo o al quarto secolo a.C., è stato ritrovato lo scheletro di un principe Scita (o, sostengono alcuni studiosi, una principessa) vestito di tutto punto, stivali di cuoio compresi.
Gli antichi greci ne avevano ben tre versioni: l’embas (stivaletto a mezza gamba allacciato), l’embates (stivale di cuoio o stoffa, per i cavalieri), l’edromis (stivaletto usato per la caccia e il viaggio).

Gli stivali cominciarono a svilupparsi in ambito militare
Nell’antica Roma i gladiatori erano soli indossare stivali in cuoio con parti metalliche saldate e allacciate all’altezza della coscia. I Bizantini aggiunsero forme appuntite e dettagli in oro, che costituirono poi la base del modello di stivale diffusosi del Medioevo.
Emblema militaresco di potere e dominio, nel corso della storia lo stivale è stato perlopiù adoperato dagli uomini, con alcune eccezioni.
Nel Medioevo li portavano ai piedi anche le donne che andavano a cavallo e, nei monasteri, non era raro trovarne in feltro, per proteggersi dal freddo durante le preghiere notturne.
Con un balzo in avanti nel tempo fino all’Europa del ‘600, arriviamo ai modelli con tacchi alti, allacciati con ganci e bottoni, sia per gli uomini che per le donne. Per lo stivaletto, invece, bisogna aspettare fino all’800.

Nel corso della storia lo stivale è stato perlopiù adoperato dagli uomini
Sempre nel XIX secolo un’altra innovazione: grazie al processo di vulcanizzazione della gomma, inventato da Charles Goodyear, nasce lo stivale in gomma.
Nel XX secolo, mentre lo stivale è ormai diffuso sia tra il pubblico maschile che quello femminile, comincia la produzione industriale.
Lo troviamo icona di stile negli anni ‘60, alto fino al ginocchio, con la zip laterale per renderlo più attillato.
Da allora le mode si rincorrono, gli stivali si alzano e si abbassano, così come i tacchi. Le forme di allargano e si restringono e — a partire dagli anni ‘90 — iniziano a diffondersi gli esemplari unisex.

QUALCHE TECNICISMO
Attualmente sono molte le tipologie disponibili.
Di seguito alcune tra le più diffuse.
Modello cuissard
Prende spunto dagli antichi cosciali usati dai moschettieri francesi nella prima metà del Seicento, come protezione durante le battaglie. Il nome deriva da cuisse, che significa coscia.
Venne adottato anche dagli aristocratici per ostentare spavalderia e come simbolo di coraggio. I modelli ungheresi erano i più richiesti perché i conciatori avevano messo a punto una tecnica che consentiva alla pelle di risultare leggerissima.
Al giorno d’oggi arrivano sopra il ginocchio.
Tronchetto
Solitamente con cerniera, non è mai passato di moda dall’800 fino a oggi, indossato indifferentemente da uomini e donne.
La lunghezza è variabile, ma perlopiù arriva sopra la caviglia.
Tronchetto allacciato stile “can can”
Ha iniziato a diffondersi a metà ‘800, come calzatura femminile per eccellenza dell’epoca vittoriana, raggiungendo l’apice a cavallo del ‘900, in età edoardiana.
Veniva indossato dalle ballerine di can can nella Parigi della Belle époque: da qui il nome.
Tronchetto con cerniera e tacco spillo
È la versione più sensuale e provocante del classico tronchetto.
Stivale da cavaliere
Provvisto di un gambale che generalmente raggiunge o supera il ginocchio, è nato per l’equitazione.
L’altezza è dovuta alla necessità di proteggere la gamba dalla sella.
Ha una punta robusta e un tacco per impedire al piede di scivolare attraverso la staffa. Può anche essere indossato come calzatura di uso quotidiano.
Stivaletto western
Si tratta di uno stivale che arriva sotto il polpaccio, caratterizzato da decorazioni più o meno ricche e un cuoio molto resistente. La punta è allungata e arrotondata e il tacco è solitamente di tipo cubano, cioè leggermente conico e rientrante nella parte posteriore, anche in questo caso per una migliore presa nella staffa.
Nato attorno a metà ‘800, non è chiaro il luogo d’origine. Alcuni citano il Texas, altri il Kansas o l’Oklahoma.
Chelsea Boot
Detto anche Beatles perché molto di moda negli anni ‘60 e indossato, appunto, dalla band di Lennon e McCartney.
Basso, aderente, perlopiù senza lacci, ha un inserto elastico laterale e una linguetta sulla parte posteriore.
Deriva dallo Jodhpur boot, stivaletto utilizzato dai coloni britannici in India per andare a cavallo. Per tutto l’800 e per i primi anni del ‘900 è stata la calzatura dell’aristocrazia europea.
Stivale in gomma
Quando Goodyear inventò il processo di vulcanizzazione della gomma, nella prima metà dell’800, alcune aziende — inizialmente in Francia e nel Regno Unito — ne acquistarono i diritti e cominciarono a produrre stivali in gomma, destinati sia ai contadini che agli aristocratici e all’esercito. Viene da lì il nome con cui gli inglesi chiamano questi stivali: Wellington, come il celebre Duca che fu infatti tra i primi a farli produrre.
Oggi, grazie al sistema a iniezione, si possono produrre modelli totalmente impermeabili.