Il brand coniuga materiali e spunti etnici con la produzione made in Italy.

Cosa hanno in comune l’italiana Alice Poli e la congolese Stephanie Manoka?

Un percorso di studi universitari in materie scientifiche (l’una laureata in biotecnologia e l’altra in farmacia), la passione per l’arte e, ovviamente, per gli accessori.

 

Nasce così Samboue, ballerine, espadrillas, borse e oggetti d’arredo che intrecciano le culture italiana e africana in una fusion rock-chic che ruota intorno alla produzione made in Italy.


Si, perché le calzature sono realizzate da un artigiano biellese che valorizza i pregiati tessuti kuba, ricavati dalla lavorazione della rafia ottenuta dalle foglie della Palma vinifera. Orditi dagli uomini, ma ricamati esclusivamente dalle donne, questi tessuti sono colorati con tinte vegetali e minerali, secondo un’antica tradizione locale.

Il rispetto di modalità lavorative millenarie è indispensabile per ottenere inconfondibili disegnature geometriche e colori esclusivi che rendono i tessuti kuba unici e che le due stiliste reinterpretano e attualizzano nei loro accessori.

Samboue si distingue da subito per il suo impegno sociale con azioni che da un lato contribuiscono a perpetuare l’arte della tessitura, dall’altro a migliorare la qualità di vita del popolo Kuba, supportando la Onlus Dynafet che si occupa dell’alfabetizzazione delle donne nel territorio Kasai della Repubblica Democratica del Congo.

 

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