Ombrellone, spinnaker, jeans: per RE49 non si butta via niente
Un perfetto esempio di economia circolare: quelli che un tempo erano ombrelloni, lettini da spiaggia, vele, jeans e pneumatici vengono riciclati e si trasformano in sneaker. E’ questa la filosofia del brand RE49, una dichiarazione di intenti già insita nel logo. Infatti RE sta per RE-USE, RE-CYCLE, RE-DUCE, RE-TURN e 49 la data in cui Valentino Masolini iniziò a riciclare tessuti e divise militari per trasformarli in calzature. Una lungimiranza che parte da lontano per arrivare ai tempi attuali, quando la sostenibilità diventa una necessità anche per il settore della moda. Con questo intento Nicola Masolini un anno e mezzo fa ha creato la start up RE49, convertendo l’azienda di famiglia nel Friuli Venezia Giulia in un modello di produzione di economia circolare. Le calzature sono in edizione limitata, certificate vegan da Peta e tracciabili con blockchain. Per fare questo, nella linguetta di ogni scarpa è inserito un microchip che traccia l’etica dell’azienda nel processo produttivo. La scelta di ogni materiale che torna a nuova vita ha un suo perchè. “Il denim è un classico intramontabile che piace a tutti – spiega Nicola Masolini – ma per produrre un paio di jeans servono 10.000 litri di acqua; per evitare che diventi anche un rifiuto lo trasformiamo in scarpe timeless. Lo spinnaker utilizza un materiale leggerissimo, ultraresistente e dall’effetto stropicciato, ideale quindi per modelli contemporanei; le vele sono in dacron, un materiale resistente e flessibile; la tela degli ombrelloni e delle sdraio è robusta e colorata, gli pneumatici delle auto diventano suole performanti per le calzature. Insomma, tutto è riutilizzabile e riciclabile e per noi la slow fashion è diventata una missione, oltre che una vocazione”.
Flavia Colli Franzone

