La moda si interroga sul proprio futuro e lo fa attraverso il convegno digitale Ecomm Fashion 2020 del 7 luglio, dove si sono confrontati i protagonisti della filiera.
Focus su tre importanti tematiche: retail, digital e sustainability sviscerati da tanti relatori che hanno tratteggiato l’evoluzione in atto nelle aziende, nel prodotto e nel sistema fieristico.
Anche il settore calzaturiero era ben rappresentato, a partire dall’intervento del presidente di Assocalzaturifici, Siro Badon, che ha parlato degli scenari post Covid. Nei primi mesi del 2020 il comparto calzaturiero italiana ha registrato un crollo dell’export : nel solo mese di marzo -33,7% in volume e – 30% in valore, mentre i consumi nei primi quattro mesi dell’anno sono diminuiti di oltre il 33%, nonostante la crescita dell’online, che secondo la ricerca Sita, sarebbe cresciuto del 14% in valore.
Ed è proprio sui progetti di digitalizzazione che si concentra l’Associazione e che Badon ha ricordato: Discover made in Italy realizzato insieme a Italian Artisan (approfondisci al link ), un progetto per valorizzare le imprese italiane e facilitare il contatto con i brand internazionali, MICAMphotolab con Ephoto, una partnership strategica per la produzione di contenuti digitali, la piattaforma Bdroppy per smaltire gli stock di calzature e Micam Digital Show.
Su questo argomento si è concentrato l’intervento del direttore generale Tommaso Cancellara che ha ricordato come il Micam sia stata l’ultima fiera prima del lockdown e fra le prime del post-lockdown in programma dal 20 al 23 settembre insieme alle altre manifestazioni della filiera moda. Se la prossima edizione pagherà la mancanza di visitatori dall’estero, il progetto di traslarla anche in ambiente digitale e farne una fiera “aumentata”, anticiperà e proseguirà l’opportunità di fare networking, anche quando la manifestazione fisica sarà terminata. Questo è reso possibile dall’accordo con la piattaforma NuORDER. Conclude Cancellara: “il digitale deve essere di supporto alla fiera fisica, al retail, alle aziende. Non può sostituire il networking, il contatto con le persone e con il prodotto, ma può aumentare le opportunità. Se si capisce questo concetto, la transizione inevitabile verso il digitale sarà più semplice”.
Un altro tema cruciale è quello della sostenibilità perseguito anche da alcuni brand di calzature fra cui Womsh che nelle sue sneaker coniuga moda sostenibile e made in Italy perché secondo Gianni Dalla Mora “sostenibilità, innovazione e digital sono strettamente collegati. La filiera deve essere corta e tracciabile e se la scarpa a impatto zero non può esistere (perché si dovrebbe produrre, ma non vendere) è possibile fare attenzione a certi aspetti. Nel nostro caso abbiamo un progetto con Lifegate per la compensazione delle emissioni di Co2, ricicliamo le vecchie scarpe e le usiamo per pavimentazione dei parchi giochi, usiamo materiali vegan come gli scarti provenienti dalla mela e la plastica riciclata per la tomaia, siamo attenti alle condizioni dei lavoratori”.
Beatrice Baldan con la sua nuova linea di calzature donna Revolver-Requeen prodotta in Riviera del Brenta ha sollevato un altro problema del settore moda, quello di dedicare più attenzione alla slow fashion per contrastare il fast fashion e ha specificato che l’azienda è attenta alla sostenibilità.
Dagli incontri è emerso un segnale forte nel retail: il modello tradizionale del negozio non scomparirà, ma dovrà evolversi nei servizi per attenuare il confine fra fisico e virtuale e porre al centro il consumatore o “consum-attore” come lo ha definito Massimo Torti di Federmoda e di conseguenza potenziare l’esperienza di acquisto nel punto vendita anche attraverso mobile pos e touch point.
Tutti i temi toccati nel convegno sono stati riassunti anche nell’intervento di Francesca Romana Rinaldi, docente alla Bocconi, che ha scritto il libro Fashion Industry 2030 sui cambiamenti che le aziende devono gestire con urgenza a causa dei problemi ambientali e sociali dietro le catene del valore del settore moda. Sei, in breve, sono i punti cardine: 1) le catene del valore saranno tracciabili e trasparenti, 2) ci sarà maggiore coinvolgimento del consumatore nelle catene del valore circolari offrendo opzioni per prolungare la vita del prodotto, 3) la raccolta e analisi dei dati sarà sempre più ampia per supportare la creatività con tecnologie innovative, 4) le esigenze del consumatore saranno messe al centro attraverso collezioni on demand, l’approccio omnicanale e la comunicazione one-to-one, 5) ci sarà un passaggio graduale dal prodotto al servizio personalizzato, 6) i profitti saranno realizzati senza danneggiare l’ambiente o la società.