L’importanza della filiera, un patrimonio da salvaguardare. L’esempio del distretto di Vigevano
[In cover: i partecipanti alla tavola rotonda]
L’Italia vanta un’industria calzaturiera concentrata in distretti, situati prevalentemente in 7 Regioni, microcosmi quasi autosufficienti per la presenza di tutte le aziende della filiera, dalla componentistica ai macchinari al prodotto finito. Uno di questi distretti è Vigevano, ex capitale della calzatura nella seconda metà del secolo scorso, ora più correttamente “capitale della filiera della calzatura” come è stata definita dal presidente della Sede Pavia Assolombarda, Nicola de Cardenas, in un convegno organizzato dall’Associazione all’interno degli eventi dedicati a Pavia Capitale della Cultura d’Impresa 2023.
Il tema “La filiera della scarpa, la storia, la cultura del saper fare, il futuro” ha riunito istituzioni e imprenditori locali e ha offerto l’occasione per riflettere sui punti di forza – e qualche debolezza – del territorio e soprattutto per interrogarsi su come rendere attrattivo il distretto per motivare i giovani nelle aziende. Certo, la presenza a Vigevano di realtà che producono per i grandi brand della moda (uno su tutti Manolo Blahnik che nel 2019 ha acquisito un calzaturificio mantenendo però in città anche un altro partner produttivo) è sicuramente motivo di attrattività per i giovani, come i piani di rilancio del Museo della Calzatura e del Shoe Style Lab, per renderlo fruibile come hub per personale già occupato o inoccupato.
Nel distretto però non ci sono solo aziende che producono calzature, ma anche quelle di componentistica (suole, materiali, ecc) e le officine meccaniche che con la loro resilienza sanno ogni volta adattarsi alle richieste di innovazione da parte dei produttori di calzature di tutto il mondo. Infatti nella provincia di Pavia ci sono circa 300 aziende della filiera, di cui circa 200 calzaturifici, 70 aziende meccaniche e 50 di materiali e componenti, come ha ricordato Matteo Pasca della Scuola di Ars Sutoria. A Vigevano manca però una vera scuola di formazione dedicata, come ha sottolineato Massimo Martinoli di Cesare Martinoli Caimar e vicepresidente del gruppo oda Assolombarda, oltre a infrastrutture efficienti per raggiungere la città dagli aeroporti, ribadendo all’amministrazione comunale un grande problema di intralcio allo sviluppo del settore locale.
Sul fronte della formazione, la presidente di Assocalzaturifici Giovanna Ceolini ha ricordato che Confindustria Moda, la Federazione che raggruppa 7 associazioni della filiera moda e accessori, si sta muovendo grazie agli stanziamenti di 917.000 euro per il bando Train for Digital l’importante progetto di formazione digitale a livello nazionale volto a sviluppare competenze per il settore moda in risposta ai fabbisogni delle imprese, che favorirà l’ingresso di oltre 300 giovani fra i 18 e i 34 anni nel mondo del lavoro. Perchè nelle aziende non c’è bisogno solo di modellisti e designer, ma anche di competenze in ambito digitale.
Inoltre, Confindustria Moda e CNOS-FAP, Federazione Nazionale dei Centri di Formazione Professionale Salesiani, hanno firmato un accordo triennale di partenariato per promuovere la formazione professionale nel settore moda, alla luce delle stime del Censis, secondo le quali in Italia entro il 2030 andranno in pensione 1.9 milioni di lavoratori, di cui circa il 6% proprio nell’industria della moda e degli accessori.
Un altro punto di forza del distretto vigevanese, ha ricordato Ceolini, è il Cimac che esegue test e certificazioni dei prodotti per assicurarne l’eccellenza. Inoltre, “il laboratorio – ha detto Ceolini – può assistere e guidare il cliente lungo il percorso di sostenibilità offrendo informazioni e soluzioni personalizzate per il raggiungimento della certificazione VCS, un marchio ideato da Assocalzaturifici, concesso alle imprese che intraprendono un percorso di valutazione, misurazione e, soprattutto, miglioramento delle performance riguardo ai principali aspetti della sostenibilità aziendale”, introducendo così anche il tema della sostenibilità, cruciale in questo momento per tutti i comparti della moda.
Ma le aziende, oltre alla disponibilità a parole, sono poi concretamente aperte ai giovani? Una certezza viene dall’intervento di Cristina Roditi, chief product officer di Manolo Blahnik: “E’ nostro desiderio crescere nuovi talenti, in un territorio di eccellenza che ci vede presenti da 30 anni. Forse senza Vigevano e i suoi partner produttivi il brand non sarebbe esistito”.
Flavia Colli Franzone