E lo faranno di pari passo agli eventi fisici

Michela Saponaro ha lavorato nel settore digital off price per sette anni. Ha portato avanti in un’azienda internazionale il lancio di una business unit, focalizzata sempre nel settore marketplace off price per un anno.
Da un anno e mezzo lavora come Digital Multichannel Sales Manager in B2X srl, una digital company che ha come core business la creazione e la gestione di e-shop ufficiali per i brand.
Nell’azienda si occupa di accompagnare i brand nella prima fase progettuale per poi realizzare tutto il business plan, cercando di dare al cliente una maggior scelta possibile di canali e soprattutto di consigliare e gestire i canali più corretti.
Le abbiamo fatto qualche domanda in occasione dell’apertura di Micam Milano e Micam Digital Show.

Cosa pensa del format di fiera digitale? La considera una strada ormai indispensabile per le fiere di settore?

Dare un giudizio sulla fiera digitale credo sia prematuro, perché non c’è ancora una grande storicità.
Sicuramente si avverte la necessità di creare un’esperienza che sia realmente fruibile per i professionisti del settore cavalcando le esigenze che si sono evidenziate a causa della pandemia. Penso quindi che ci sia ancora molto da fare. Le piattaforme non sono ancora al 100% di quello che potrebbero essere.
È guardando al format fiera digitale non come una necessità del momento ma come una opportunità complementare alla fiera fisica che si riuscirà a raggiungere un buon risultato.
Come in tutti i progetti, a mio avviso ci si deve porre delle domande: a chi serve? A cosa serve? Qual è il mio benchmark di riferimento?
Le risposte che possiamo darci ora — in un momento così particolare, di iniziale ripresa — saranno sicuramente diverse da quelle che potremo darci in futuro.
La fiera fisica inevitabilmente dovrà cambiare e rinnovarsi proprio alla luce della complementarità del digitale.
Spero che in futuro l’evento fisico sia maggiormente dedicato al confronto tra persone e professionisti, “esserci” non è solo uno stato fisico ma anche mentale.
L’evoluzione dovrà riguardare sia i buyer che le aziende.

A che punto sono, secondo lei, le aziende italiane, su questa strada del digitale?

Penso che le aziende stiano davvero pensando al digitale in un modo diverso. Hanno capito che si tratta di un mercato completamente differente, dove non si possono applicare le stesse logiche del fisico.
Percepisco tuttavia ancora confusione, ad esempio nella costruzione delle business unit, se dar valore alla prima linea o se concentrarsi sull’operatività, e con che occhi guardare a questo nuovi canali, come utilizzarli nel modo più appropriato, se fare attività di Branding, di Sviluppo, di apertura verso nuove Countries…
Questo non riguarda ovviamente tutte le aziende, alcune sono molto avanti.

Ha mai frequentato il Micam Digital Show?

Ho avuto modo di visitare la piattaforma già a marzo. A livello grafico e testuale mi era sembrata molto coinvolgente. Ci ho visto un chiaro segnale della volontà di comunicare la ripartenza, un voler dire «Noi ci siamo!».
La struttura del sito mi è sembrata però molto complessa. Non era semplice orientarsi e gestire la navigazione.
Il digitale è uno strumento che per sua natura è democratico, e deve rimanere tale. Quindi noi possiamo evolverci e sviluppare nuovi strumenti ma senza dimenticare che dall’altra parte potrebbero esserci persone senza il know-how sufficiente per poterne comprendere a fondo l’utilizzo.

Dal punto di vista di buyer, su cosa si focalizzerà per la primavera/estate 2022?

Sulle calzature comfort e sportive, e poi sul mondo “kids” in tutte le sue sfaccettature e categorie merceologiche: è un settore cresciuto tantissimo durante la pandemia e credo che continuerà a crescere ancora.
La “scelta” del Brand/Prodotto però non sarà mai separata dalla presenza di una “storia da raccontare”. È un aspetto che va assumendo un’importanza costantemente maggiore. Perché noi ci relazioniamo con clienti sempre più capaci.
Penso che i buyer punteranno sempre di più su quanto un prodotto sia capace di differenziarsi dagli altri: questo può essere per la storia che c’è dietro, per i materiali con cui è fatto, per le tecnologie applicate, per un’occasione d’uso. È questo ciò che aiuta a rendere un prodotto più speciale degli altri.
Inoltre, dato che la pandemia ha cambiato completamente lo stile di vita delle persone, il prodotto dovrà essere perfettamente integrato nella nuova realtà che stiamo vivendo.

Pensa di andare anche a Micam Milano?

In passato ci sono stata moltissime volte ma quest’anno non credo che andrò, semplicemente perché ritengo che la fiera fisica non sia, in questo momento, il luogo ideale per avere un confronto sullo sviluppo di progetti Digital.
Mi auguro che — in base a quanto già detto prima — anche questo approccio cambi.