Hanno suole diverse, una in teflon per scivolare e una in gomma per il grip sul ghiaccio

[In cover: i vincitori dell’oro olimpico Stefania Constantini e Amos Mosaner]

Poco conosciuto in Italia fino alla vittoria olimpica di Stefania Constantini e Amos Mosaner a Pechino 2022, il curling ha attirato l’attenzione di tutti, non fosse altro per capire meglio la dinamica di questo bizzarro sport. Diffuso soprattutto in Canada, dove ci sono circa due milioni di tesserati, contro i 333 in Italia, il curling ha un protagonista importante: le calzature con una suola diversa l’una dall’altra, a seconda del ruolo che devono svolgere. Una scarpa infatti ha la suola in gomma per fare grip sul ghiaccio e la punta rinforzata, l’altra ha una suola in teflon per la fase di lancio della stone (una pietra di granito levigata che pesa 20 chili) e scivolare quindi sulla superficie. Questa suola però, dopo il tiro, deve essere coperta con una sottoscarpa in gomma, che in gergo si chiama “barca”, in modo che entrambe le suole non scivolino e diano stabilità ai giocatori. Si tratta quindi di modelli specifici per questo sport, anche se di recente alcune squadre, fra cui quella statunitense, indossano le normali sneaker alla quale hanno applicato la soletta di teflon. E’ quindi un’operazione che si può fare su qualsiasi tipo di calzatura purchè non ci sia una suola carrarmato.

Il mercato delle calzature da curling è oggi presidiato da marchi canadesi come Balance Plus, Asham, Hardline, Goldline e Olson, che producono non solo scarpe ma anche altre attrezzature, ad esempio i pantaloni che devono essere caldi ed elasticizzati. La Federazione Italiana Sport del Giaccio, di cui il curling fa parte, conferma che al momento non ci sono produttori italiani di scarpe da curling. In passato l’azienda marchigiana Dinos, che attualmente produce scarpe da lavoro e antinfortunistiche, si era dedicata alla realizzazione di modelli da curling (riforniva la squadra di Pinerolo), poi abbandonata per mancanza di mercato. “Ho cominciato a produrle – spiega Gabriele Corpetti di Dinos – perché mio cugino aveva iniziato a giocare a curling e non trovava le scarpe adatte. Certo, rispetto ai prodotti canadesi disponibili sul mercato, una produzione italiana avrebbe il valore aggiunto della qualità (le nostre avevano la tomaia in pelle fiore o camoscio idrorepellente) e dell’expertise della nostra tradizione calzaturiera. Il problema per la diffusione di questo sport riguarda anche le infrastrutture dedicate, che sono poche in Italia e soprattutto concentrate al Nord. Vedremo se ci sarà un effetto Olimpiadi, che potrebbe trainare anche una produzione italiana”.