12 nuovi designers internazionali con collezioni che mixano creatività e legami con il territorio, materiali naturali e riciclati. Ognuno con una storia da raccontare.

Il futuro dell’industria calzaturiera è in mano ai giovani: da loro ci si aspetta innovazione e ricerca, ma anche sensibilità nei confronti dell’ambiente. E’ questo il fil rouge che unisce le proposte dei designer emergenti, che MICAM, attento a promuovere le nuove generazioni, porta ad ogni edizione sotto i riflettori in un’area a loro dedicata al padiglione 1 e dopo una attenta selezione affidata a una giuria di esperti. Questi promettenti giovani sono chiamati a una sfida all’insegna di nuove forme, materiali, dettagli, lavorazioni. Ogni collezione racconta una storia, frutto dell’esperienza di vita e di lavoro del designer, espressione del proprio territorio o del paese di formazione, ma sempre pensata e creata con il cuore. Ognuno dei 12 designer ha individuato i modelli che meglio identificano il proprio mood.

Antonin Chabanne e Mikael Leo di Belledonne (Francia)

“Siamo un brand di sneaker, nato 5 anni fa e prodotto in Portogallo con l’intento di reinterpretare alcuni modelli iconici appartenenti alla storia di queste calzature, ad esempio la running degli anni Settanta o la basket degli anni Ottanta, utilizzando materiali riciclati. Il nome è ispirato alla montagna delle Alpi francesi”.

Rous Flores Samon di Bonamasò (Spagna)

Il marchio è nato da pochi mesi dopo la specializzazione a Milano e un’esperienza nel settore della moda. Ho voluto ideare una sneaker con suola in gomma naturale o riciclata, tomaia realizzata con scarti di mais, soletta di alghe marine; il mio segno distintivo sono la cucitura a zig zag e il simbolo della magnolia”.

Usman Manzoor di Çaplait (Pakistan)

La collezione ruota intorno a un sandalo (caplait è il nome originario del modello), che appartiene alla tradizione del Pakistan e per lo più indossato dagli uomini, rivisto con una estetica internazionale. Ho voluto in questo modo rendere omaggio al mio Paese, ma anche all’artigianalità locale”.

Daniela Uribe di Daniela Uribe (USA)

Il mio brand omonimo è un mix fra la mia personalità colombiana e gli anni vissuti fra Parigi e Londra dove mi sono diplomata al Cordwainers London College of Fashion. Le mie scarpe, prodotte nelle Marche, con numerazione dal 35 al 45, hanno un carattere forte con tacchi alti, ma con un supporto nell’arco plantare per un maggiore comfort. Ci sono anche i modelli con platform di 6 cm.”

Judy Mazzotti di Judy Mazzotti (Italia)

“Il mio nome coincide con il brand nato nel 2022 e prodotto in Toscana. E’ un mix di innovazione nel design del tacco e tradizione manifatturiera. La ricerca sul tacco parte dal titanio, stampato in 3D e utilizzato per i modelli più esclusivi e personalizzabili. La scarpa che più mi rappresenta è la décolleté rosa con tacco 90, perchè ogni donna deve averne una nel guardaroba”.

Andrea e Massimo Minacapilli di Minacapilli (Svizzera)

“E’ la nostra seconda collezione, prodotta a Parabiago, e contraddistinta da un’allure sexy-rock, con il décor di maschere illuminate da cristalli, il lettering Love e  il claim sul sottopiede “go high or go home” che incita a volare alto. Il brand nasce dalla nostra passione per la moda anche se abbiamo estrazioni diverse, Andrea specializzata in comunicazione e marketing e io con esperienza di gestione di locali glam”.

Damiano Mosca di Mosca Shoes (Argentina)

“Questa collezione è prodotta da sei artigiani che lavorano con me in Argentina, la mia terra. Ruota intorno al texano genderless, rivisitato in chiave new-tribal con dettagli di pellami stampati pitone. La linea comprende anche i sandali con tacco scultura”.

Francesco Pierini di Pierini Calzature (Italia)

“Ho imparato il mestiere sul campo, facendo scarpe su misura in bottega a Firenze. A Napoli mi sono diplomato modellista e da circa due anni ho iniziato il mio brand, al momento da uomo e prodotto in Puglia.  Stivaletti dalle linee affusolate, tacco 45 o 65 mm. e dettagli animalier con un tocco quasi femminile, sono i modelli che più mi rappresentano”.

Simone Nunes di Room (Brasile)

“Il marchio, nato nel 2026, è ispirato alla casa e all’interior design per quel senso di confort che infonde. Ecco quindi che le fascette dei sandali sono soffici come cuscini e le zeppe prendono spunto dai piedi dei divani. Ho voluto dare valore all’artigianalità e alla qualità”.

Laure Chareton e Camille Cour di Socque (Francia)

“La collezione è prodotta in Portogallo in un atelier che lavora da quattro generazioni. Il nome del brand significa “scarpa” in francese antico e questo sottende a un mood vintage, ad esempio la clog, con la fibbia che ricorda il peltro della chitarra, oppure la penny loafer della tradizione, o la slingback in pellami laminati”.

Chie Tachino di Tachino Chie (Giappone)

Le calzature sono fatte a mano in Giappone: dallo stivaletto con intreccio laterale di ispirazione ottocentesca e dall’aspetto vissuto, alla pump retrò con fibbia, sono modelli che esprimono come la bellezza del passato si possa proiettare nel futuro, senza perderne il fascino”.

Mathilde Blettery e Simon Nicolas di Ubac (Francia)

“Ho pensato a sneaker eco-friendly, in lino, cotone o lana riciclata dedicati sia all’uomo che alla donna. Sicuramente nella creazione del brand, che risale al 2018, ha influito la mia infanzia, essendo nata in un villaggio in montagna dove la natura è onnipresente e rispettata”.

Photo credits Gabriele Zanon